AFFIDO E VICINANZA SOLIDALE , QUANDO LA SOCIETÀ DIVENTA COMUNITÀ

Codigoro – “La sfida è passare da società a comunità”: con questa affermazione, Alessandro Martelli, professore ordinario del Dipartimento di sociologia e diritto dell’economia dell’Università di Bologna, ha aperto il suo intervento per “Ti Affido una storia – Affido familiare e welfare di comunità”, evento organizzato da Asp del Delta Ferrarese per sensibilizzare la cittadinanza sui temi della vicinanza familiare a Palazzo del Vescovo.

Dopo i saluti del Sindaco di Codigoro Alice Zanardi e del Presidente di Asp Davide Nardini, il prof. Martelli ha affrontato il tema della funzione familiare, sempre più affaticata, nel nostro Paese. “Ne è sintomo che una donna faccia 1,24 figli a testa, dato che si è progressivamente abbassato dagli anni 90 in poi. Parallelamente si assiste al diffondersi di un grande individualismo, motivo anche alla base delle difficoltà che i servizi riscontrano nel raccogliere la disponibilità a diventare famiglia affidataria”.

Tiziana Mori, Coordinatrice servizi e interventi famiglie e minori – Sviluppo funzioni accoglienza, Comune di Bologna, ha parlato di vicinanza solidale: partecipare a un progetto di vicinanza solidale significa affiancare una famiglia con figli nello svolgimento di alcuni impegni quotidiani di tipo organizzativo o educativo, favorendo la loro partecipazione e integrazione nella vita sociale della comunità. Il tema della vicinanza solidale è emerso con forza da un paio d’anni, sebbene esperienze simili esistano da decenni. Nella sua forma più pura, è una forma di sostegno che nasce spontaneamente e consensualmente. “Una famiglia può trovarsi in una situazione di vulnerabilità. Solitamente, per superarla ci si affida alla rete familiare. Ma se questa rete è assente o non è in grado di garantire supporto? I progetti di vicinanza solidale servono proprio a questo: sono una forma di sostegno flessibile e modellabile a partire dalle esigenze dal nucleo in difficoltà e dalla disponibilità della famiglia che si mette a disposizione”.

Angela Mambelli, Responsabile équipe affido sovra distrettuale della Provincia di Ferrara, si è concentrata sull’istituto giuridico dell’affido a partire da una valigia piena di “strumenti”: l’immagine di un bimbo arrabbiato, stato d’animo che spesso caratterizza i bimbi allontanati dalla famiglia d’origine; una casa, perché nella fascia 0-6 si tende ad accogliere i bimbi in una casa e non in una struttura; una sveglia, a indicare che l’affido non è per sempre, ma è un’esperienza con un inizio e una fine.

All’incontro ha preso parte anche una famiglia affidataria che ha parlato della potenza dell’esperienza, a tratti meravigliosa a tratti anche faticosa: “Accompagni i ragazzi per un pezzo di vita, poi devi lasciarli andare, perché il fine ultimo dell’affido è supportare la famiglia affinché superi le fragilità. Nel percorso, però, non si è mai soli: un’équipe specializzata segue la famiglia affidataria dall’inizio alla fine del percorso”.

A gennaio a Ferrara partirà un corso informativo per le famiglie che vogliono candidarsi a diventare affidatarie. Dopo i primi 8 incontri informativi, il nucleo sceglierà se proseguire o meno con il percorso valutativo.

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 L’affido: come funziona?

Perché accogliere?

Perché vicino a noi ci sono famiglie che hanno bisogno del nostro sostegno per superare un periodo difficile e ci si può rendere utili dedicando tempo ed energia a seconda delle proprie capacità e disponibilità. L’impegno richiesto è flessibile, da misurare insieme.

Cosa possiamo fare?

Chi accoglie, in collaborazione con i Servizi Sociali, accompagna il bambino e il ragazzo nel suo percorso di crescita personale e si propone come riferimento concreto e affettivo nella quotidianità.

L’accoglienza è temporanea, le relazioni di scambio e reciprocità invece restano nel tempo, in maniera spontanea.

Possiamo aiutare un bambino o un ragazzo nello svolgimento dei compiti, accompagnarlo ad attività sportive o ricreative, affiancarlo nel tempo libero facendogli vivere nuove esperienze.

Possiamo affiancare un bambino e la sua famiglia aiutandoli nella gestione pratica di alcuni momenti della giornata, sostenendo il bambino, i genitori e il loro legame.

Possiamo accogliere, attraverso l’affido, bambini o ragazzi provenienti da famiglie che temporaneamente non sono in grado di occuparsi di loro, per offrire la possibilità di creare legami affettivi significativi.

Chi può accogliere?

Non esistono vincoli a priori: persone singole, coppie con o senza figli, anche non sposate. Senza limiti di età e nazionalità. È previsto un percorso di formazione specifico per ogni progetto di accoglienza.

Non si è soli in questa esperienza: la famiglia affidataria ha diritto al supporto dell’Equipe del Servizio Affido dell’ente locale competente durante tutto il percorso di affido attraverso colloqui individuali e incontri di gruppo. I genitori affidatari hanno diritto a congedo di maternità e/o paternità; congedo parentale; riposi giornalieri e congedo per la malattia del bambino. È previsto anche un contributo economico mensile a titolo di rimborso spese per il mantenimento del bambino accolto, che viene definito dal Comune di appartenenza.

Per info sull’affido e sulle forme di vicinanza solidale, mandare una mail a info@aspdeldeltaferrarese.it o chiamare allo 0533728611.